martedì 7 aprile 2009

"Anni da grande fame"

Avevo l'intenzione di inaugurare questo blog con un messaggio primaverile, leggero e pieno di speranza. Purtroppo, sentendo le notizie e soprattutto vedendo le immagini che ci raggiungono dall'Aquila, non è possibile. Per chi, come finlandesi, abita nelle zone sismicamente stabili, è difficile immaginare com'è vivere in costante attesa di una scossa potenzialmente letale. Credo comunque che chinque, sui nostri latitudini, abbia la memoria dei disastri che hanno colpito i nostri antennati, provi immensa empatia verso chi ha visto briciolare la propria casa e, in peggior dei casi, perso i propri cari.

La storia finlandese, si sa, è piena delle devastazioni materiali di interi paesini e pure delle città negli incendi che colpirono costruzioni in legno. Fortunatamente, le disgrazie del genere solitamente ebbero un costo umano limitato. Ma non siamo estranee alle tragedie umane causate dalle forze della natura. Il suolo solido fennoscandinavo purtroppo non è particolaremente fertile. Combinato al clima tutt'altro che mite e all'isolamento ha contribuito alle carestie severe anche nel livello mondiale.

L'ultima grande carestia, suuret nälkävuodet, oppure 'anni da grande fame', colpì Finlandia fra 1866 e 1868. Il periodo può sembrare lontano, ma in realtà già uno dei miei bisnonni, nato nel 1854, era un sopravvissuto. Permesso che la società, le comunicazioni e le trasportazioni erano già sufficientemente sviluppate per evitare certe situazioni da finemondo ben documentate avverrate durante le carestie del '600, fino al 8 % della popolazione - sui 150 000 persone - morì a causa soprattutto delle malattie infettuose.


Le prime vittime del disastro furono, già nel autunno inoltrato del 1866, i lavoratori stagionali, visto che all'epoca la loro paga consisteva principalmente di una parte della raccolta. Rimanendo senza la paga furono costretti di accettare il lavoro nei cantieri allestiti per i grandi lavori dal Senato, dove le condizioni igieniche erano talmente disastrose da risultare al rapido diffussione delle epidemie. Altri, soprattutto abitanti del Nord, migrarano in Finnmark, Norvegia settentrionale, dove c'era la possibilità di guadagnare da vivere sui pescareggi. Molto rimasero, formando delle intere comunità sulle coste.

Comunque, nel corso della crisi pure gli agricoltori independenti indebitarono, essendo costretti di comprare i cereali a prezzi proibitivi, visto che le raccolte erano state magre anche altronde in Europa. Fratello maggiore di mio bisnonno perse la fattoria per i debiti accumulati nei primi anni del 1870, e si immigrò negli Stati Uniti. La storia tramandata nella famiglia non racconta la causa dell'indebi, ma è possibile che i nälkävuodet abbiano contribuito.

In ogni caso, il disastro quasi annunciato per l'arretratezza dei metodi agricoltori fece sì che finalmente si prese dei passi per prevenire situazioni simili. Le autorità e le associazioni degli agricoltori diffusero delle informazioni sui metodi agricoltori efficaci. I comuni neofondati furono obblicati di costruire e mantenere magazzini per le scorte d'emergenza. Il magazzino del mio paesino si trova ancora sulla collina vicino alla Chiesa decisamente più moderna. La prevenzione ebbe dei frutti. Già per la generazione di mio nonno pettuleipä, il pane di segale allungato con la farina ottenuta dalla scorza di pino era una curiosità fatta assaggiare dai genitori per dare ai figli un idea di quanto erano fortunati di mangiare del pane "puro" anche nei lunghi mesi primaverili ed estivi prima della nuova raccolta.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Cavolo! in effetti in tutta l'Europa la metà/fine '800 fu un susseguirsi di carestie, guarda l'Irlanda.
Qual'era, a quei tempi, l'organo giudiziario?
Qual'era la percezione di "finlandesità"? Si temevano ancora invasioni?

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Anonimo ha detto...

...aggiungo:

-ma tuo bisnonno sapeva leggere e scrivere? non lo do per scontato visto che, all'epoca ad esempio, in Italia l'analfabetismo era a livelli altissimi (ma anche, ancora, negli anni '60 del novecento).

-come aveva conosciuto tua bisnonna?

-quanto grande era il suo villaggio?

scusa se faccio domande a sfinimento ma la mia curiosità è altissima, soprattutto su particolari, per così dire, "normali".

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Tuulia ha detto...

Tornerò alla vita di mio bisnonno alle altre post, quindi pazienza.

Anonimo ha detto...

Ho appena finito "Santa miseria" di sillanpaa, che parla proprio di quello che hai raccontato...

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