mercoledì 27 maggio 2009

Al mare

Questa finesettimana apriremo, salvo imprevisti, la stagione velistica. Probabilmente si reca ad alla solita isoletta sud da Nauvo, sulla rotta che conosciamo talmente bene di non dover consultare la mappa marina o il GPS per evitare gli scogli. Comunque, nel caso mancasse il vento - anche se la barca Classe H è leggera, soprattutto negli stretti fra la terraferma e isole alte tipiche dell'arcipelago di Turku può capitare che si fermi - e si muovesse col motore, la mappa marina serve per studiare i nomi, e nella stessa volta la storia, delle isolette che passano.


Attualmente i pochi isolani residenti nell'arcipelago sud di Turku sono per la maggior parte di madrelingua svedese. Comunque, prima che cominciassero ad arrivare, probabilmente nel medievo scandinavo a partire dal XII secolo i coloni svedesi, l'arcipelago era l'erämaa - la selva nella quale abitanti di un determinato villaggio o addirrittura famiglia avevano il diritto di praticare la caccia e la pesca - dei finnici. Anche dopo che ci sono stabiliti gli svedesi, i contatti sono rimasti sempre stretti.

I rapporti stretti si manifestano nei nomi dei luoghi, spesso misti fra i le due lingue e a volte divertissimi. C'è una certa gradazione: Nord da Turku i nomi sono prevalemente finlandesi e non necessariamente tradotti. Poi, spostandosi si al sud e al ovest, si incontra per lo più nomi apparentemente svedesi, ma di origine finlandese, i quali pian piano danno spazio ai nomi prevalentemente svedesi.

A volte capita che c'è una doppia traduzione, prima dalla finlandese in svedese, poi dallo svedese in finlandese. L'esempio più noto sarebbe Korpo (in svedese)/ Korppoo (in finlandese), fino all'inizio anno un comune independente. La stemma del comune portava l'immagine del corvo, korp in svedese. Ma in realtà, il nome deliverebbe dalla parola finlandese korpi, il bosco fitto che cresce sul terreno leggermente paludoso. In alcuni casi poi i nomi svedesi conservano dei tratti e parole della finlandese arcaico. Per esempio, ci sono diversi nomi svedesi che finiscono con -lax, una diretta abbreviazione della parola laksi, trasformata in lahti, 'baia', nella lingua moderna. La influenza finlandese si sente forte fino a Houtskär, da hautasaari, 'isola delle tombe', il punto più occidentale prima dell'Åland. Mi pare poi che ci sia qualche nome di posto finlandese fino all'Åland

Nella parte settentrionale dell'arcipelago invece lo sviluppo è stato, a volte, opposto: I nomi originali svedesi ormai esistono solo nella forma finladese. Uno dei più divertenti è Hurusei a Kustavi. In finlandese non ha alcun senso, ma scovando i documenti si scopre che una volta l'isola si chiamava Furuskär, 'isoletta dei pini' in svedese.

Infine, ci sono dei nomi interessanti di cui origine non sono stata capace di scavare al net o parlando coi velisti più navigati. Il più importante è Nauvo/Nagu, nome di un altro vecchio comune "isolano". C'è un comune di nome Sauvo in finlandese, tradotto in Sagu in svedese nel Varsinais-Suomi "finlandese". Ma mentre l'origine di Sauvo è probabilmente sauva 'bastone', 'stecco' e il verbo sauvoa, in finlandese moderno non esiste una parola che si possa chiaramente legare al nome Nauvo. Forse si tratta di una parola arcaica finlandese o estone, visto che i dialetti del sudovest finlandese portano ancora chiare influenze del dialetto archaico del Virumaa, grazie agli stretti contatti circa un millenio fa. Un altro nome affascinante è quello dell'isola Kait sud del Kyrklandet di Korppoo. Anche quest'estate, passando da quei parti indagherò, così come cercherò di scattare delle foto sui posti più belli e storicamente relevanti per il blog.

Nel frattempo, Till Havs, qui nella versione dello svedese J. Reuter. La stessa poema Ha ispirato pure Jean Sibelius per una composizione corale, ma l'emozione trasmesso dal grande Jussi Björling, che scappava all'arcipelago di Stoccolma appena poteva, qui è insuperabile.

lunedì 25 maggio 2009

1809

La settimana prossima trascorrerò la finesettimana in Svezia sudorientale, nella regione di Småland conosciuto, nel Mondo, soprattutto grazie ad Astrid Lindgren, l'autore d'infanzia, che ne era originaria. Alcuni dei suoi libri più amati, soprattutto Emil, Kalle Blomqvist, il grande detective (diventato, negli ultimi anni, attuale soprattutto grazie ai libri di Stieg Larsson, definiti dall'autore stesso "avventure da Kalle Blomqvist cresciuto") e la serie Alla vi barn i Bullerby hanno l'ambientazione esplicitamente smålandese. Più precisamente, mi recerò alla cittadina di Oskarshamn, sulla costa baltica, davanti all'isola Öland.

Cercando delle informazioni sulla mia metà mi sono resa conto che Oskarshamn è una classica città scandinava che che porta il nome del regnante o un personaggio importante dell'epoca nella quale è stata fondata o ha ricevuto i diritti cittadini. Nel questi caso il regnante sarebbe stato Oscar I, figlio del generale napoleonico Jean Babtiste Bernadotte, diventato Carlo XIV della Svezia dopo la crisi seguente alla perdita della Finlandia nella guerra contro la Russia. Un regnante di cui mi sono resa conto di sapere ben poco. Nella scuola si è partito, più o meno, dall'idea che una volta le truppe svedesi s'erano arresu o ritirati dietro Tornionjoki, in Svezia vissero tutti felici e contenti, al riparo dalla storia fatto delle guerre e trattati di pace.

E invece, studiando la storia dell'epoca per conto mio , ho scoperto gli eventi scatenate dalla Guerra della Finlandia, nella vecchia "madre padria" - che poi una tale non fu considerato, ne dagli svedesi, ne dai finlandesi, per i quali le regioni finlandesi erano una parte integrale del Regno, non semplici colonie - furono drammatici. Già il '700 era stato, per la Svezia - come per il resto dell'Europa- il secolo dei grandi cambiamenti politici e sociali, anche se ad esprimere il proprio disconteto in Svezia erano, paradossalmente, gli aristocratici timorosi del perdere il potere. Mentre Gustavo III aveva almeno inzialmente fruttato le tensioni per rafforzare il proprio potere, suo figlio Gustavo IV Adolfo non sapeva gestire la situazione dopo l'ascesa in potere di Napoleone. Profondamente religioso, bevve in pieno la propaganda dell'epoca che dipingeva Napoleone come l'Anticristo. La sua avversione ideologica verso Napoleone gli impedì di fare delle decisioni che sarebbero, sicuramente, a lungo andata, stati più vantaggiosi per la Svezia.

Però furono, fondamentalmente, i disastri militari a scattare la rivolta contro Gustavo IV Adolfo. Già la condotta della spedizione contro i francesi in Pomerania nel 1805 fu tutt'altro che gloriosa e lasciò perplesso alti ufficiali con l'esperienza combattiva. La guerra contro i russi scoppiato nel 1808 aveva dei decisamente imbarazzanti. Soprattutto la resa senza battaglia della fortezza marina di Sveaborg, il "Gibraltar del Nord", pesava sull'onore militare. Così, nello stesso giorno che l'imperatore russo Alessandro I proclamò, a Porvoo, la Finlandia ormai parte dell'Impero russo, sette militari arrestarono a Stoccolma il Re e la sua famiglia. In parole povere, nel paese che venisse, nei secoli seguenti, conosciuto come una delle democrazie più stabili, ebbe luogo un golpe militare.

Il coup dette l'inzio alla lotta per il potere fra le varie frazioni. Furono fatti diverse proposte su chi dovrebbe sostituire il Re, ma alla fine la scelta cadde sulla duca Carlo, fratello minore di Gustavo III e zio di Gustavo IV Adolfo. La scelta era provvisoria, visto che il duca, che prese il nome da regnante Carlo XIII, era già avanti con gli anni, non aveva dei figli e, per l'aggiunto, subì una paralisi poco dopo la sua incoronazione. Quindi rimaneva aperta la successione al trono. La prima scelta cadde sul Kristian August del Augustenburg, un principe danese che era già stato regnante della Norvegia, il territorio i svedesi speravano di strappare dalla Danimarca. Kristian August però poteva godere della sua posizione da Principe Ereditario solo per pochi mesi, visto che ebbe un infarto fatale nel 1810. In Svezia viene, probabilmente, ricordato più che altro per la rissa scoppiata durante il suo funerale, nella quale la folla inferocita picchiò a morte Axel von Fersen il giovane (famoso per essere stato l'amante di Maria Antonietta della Francia) , accusato di aver avvelenato il Principe Ereditario.

Dopo il morte del Kristian August era soprattutto l'opinione delle forze armate che contava nella scelta del successore. Gli ufficiali erano rimasti impressi da un certo Jean Babtiste Bernadotte, un generale francese che aveva trattato bene i prigioneri svedesi presi durante la presa di Lubecca. Risolto alcuni piccoli problemi - la fede cattolica e repubblicana di Bernadotte, l'involontà di moglia Desirée di trasferirsi ad un paese remoto e l'iniziale opposizione del Re contro un successore di origini decisamente comuni - Bernadotte diventò il Principe Ereditario, con il nome di Carl Enrico. Nel 1813 e nel 1814 guidò le truppe svedesi impegnati nella coalizione contro il cognato - sorella di Desirée, lei stessa una vecchia fidanzatina dell'Imperatore, era sposata con fratello di Napoleone-, ottenendo, finalmente, il territorio norvegese. Si dice che Bernadotte abbia avuto, dopo la caduta finale di Napoleone, aspirazione per la corona francese, poi spezzati nel Congresso di Vienna, dove fu stabilito la ristorazione del potere delle casate regenanti prima dell'era napoleonica.

In ogni caso, salì nel trono svedese nel 1818, e regnò per 25 anni. Purché ebbe solo un figlio maschio da moglie Désirée, la Casata da lui fondato prospera dopo 200 anni dell'arrivo di Jean Babtiste Bernadotte in Svezia, complice della politica cauta di tenersi fuori dai conflitti armati rimasto infranto dal 1814.

mercoledì 13 maggio 2009

Euroviisut

Il pubblico italiano, si sa, non ha mai dimostrato tanto interesse verso l'Eurofestival, oppure la manifestazione musicale dell'EBU. Dopo tutto, il concorso fu ispirato da San Remo, e può sembrarne una brutta copia. Ma ci sono diversi paesi europei dov'è stato - ed è ancora - un gran avvenimento, una parte integrale della cultura popolare, inclusa la Finlandia.


La Finlandia participa all'Eurofestival dal 1961. L'unica presenza mancata per la volontà dell'YLE, sale al 1970, quando i paesi nordici si ritirarono per la protesta contro il sistema di votazione che nell'anno precedente aveva prodotto ben 4 vincitori a pari merito. Prima della vittoria del Lordi nel 2006 i risultati ottenuti non sono stati per niente incoraggianti. Effettivamente, purché fosse stato un finlandese ad inventare il famoso sistema di punteggio in uso dal 1975 dove ogni paese votante dà 12 punti alla canzone preferita, 10 alla seconda, 8 alla terza, 7 alla quarta e 6 alla quinta e così via fino ad un punto, l'ultima 12 ricevuta dalla Finlandia nella gara prima della impresa del risaliva al 1977. E sarà stato per il pure sisu - o forse masochismo ? - che si è continuato a partecipare nella gara negli anni '90, quando lo scioglimento del blocco sovietico quasi radoppiò il numero dei paesi partecipanti, e i paesi con punteggio più basso vennero esclusi dalla gara l'anno seguente. La Finlandia, che era puntualmente fra i paesi meno votati, saltava la gara ogni due anni.

Gli anni dell'oro del concorso sono stati, senza un ombra del dubbio, quelli fra 1965 e 1985 circa, e soprattutto negli anni '70. Diverse canzoni dell'epoca sono stati dei successi internazionali e sono diventati degli evergreen . Comunque già a metà anni '80, il regolamento poco in linea con quello che succedeva realmente nel mondo della musica -e il successo dei gruppetti ispirati ai vincitori glam del 1974, ABBA, senza però il talento dei musicale dei due autori, avevano trasformato il concorso a quello che rimane, in diversi paesi dell'Europa occidentale: Un evento camp dell'anno, apprezzato sopratutto dalle communità gay.

Evidentemente, in Finlandia rurale post-era Kekkonen, dalla quale risalgano i miei primi ricordi sugli Euroviisut, si sapeva ben poco degli aspetti carnevalistici dell'evento. Per le bambine che frequentavano le elementari, era, insieme ai concorsi di bellezza, l'unica trasmissione televisiva con un pizzico del glamour sui due canali YLE - unici che si vedeva nella zona. L'attesa per l'evento dell'anno cominciava già mesi prima, quando fu eletto il rappresentante finlandese. Independentemente a chi lo sceglieva - a volte il pubblico poteva dire il suo votando per le cartoline, a volte la scelta cadeva alla giuria di qualità - solitamente non era la canzone "internazionale e moderna" per la quale tenevamo. In ogni caso, finché non vinceva il cantante iskelmä - schlager finlandese - con la humppa - un subgenere del liscio ritmicamente simile alla marcia militare-, eravamo contenti, visto che almeno non ci facevano passare dai completi juntti,
ovvero "boscaioli" di cui gusti musicali erano rimasti indietro decenni rispetto le altre nazioni.

Un paio di settimane prima del grande evento poi l'YLE passava "i video" musicali preparati dai vari paesi concorrenti sulla lora canzone. Qui la Finlandia, solitamente, se passava bene. Mentre parecchi altri paesi mandavano semplicemente il filmato tratto dalla finale nazionale o una spudorata puubblicità turistica, la Finlandia solitamente aveva preparato un video magari tecnicamente scarsa, ma almeno affine alla tema della canzone. Dopo i programmi - spesso registrati da una sorella maggiore - si accendeva il dibattito sui meriti delle canzoni. La canzone più discusse sarà stata Diggiloo, l'eventuale vincitore della edizione 1984, visto che venne esequita da un boyband ante literem Herreys. Le ragazze erano, evidentemente, grandissime fan degli svedesi danzanti, mentre i ragazzi trovavano poco convincenti i sorrisi americani e stivaletti d'oro del gruppo.

La grande serata arrivava sempre in maggio. Nelle famiglie che possedavano un videoregistratore forse era possibile rispettare normali orari, mettendo i bambini a dormire alle nove e poi facendo vedere la registrazione del concorso il giorno dopo. Non era caso della mia famiglia nei primi anni '80. Quindi, la notte dei Euroviisut era una delle poche occasioni nelle quali avevo il permesso di stare sveglia fino alla mezzanotte. Alla tenerissima età sarò addormetata ben prima del conteggio dei punti, ma a metà anni '80 ero già diventata nottambula, ed aspettavo col fiato sospeso che gli annunciatori dei vari paesi membri dell'EBU telefonassero per dare i risultatati della loro giuria. Ho capito ben presto quanto la votazione fosse inluenzata dai gusti musicali diversi nei paesi diversi, anche se certe finezze politiche mi scappavano. Per esempio, la Finlandia aveva un punto debole per la canzone italiana - l'Italia rimane il paese che ha ricevuto più volte i 12 punti dalla Finlandia, ben 4 volte. Inoltre, anche se l'Italia non partecipa al concorso da 12 anni, rimane secondo nella graduatoria dei paesi per il punteggio complessivo (a pari merito con l'Israele) coi 115 punti. L'amore non è stato ricambiato, le giurie italiane sono state fra i più severi coi finlandesi, premiando la canzone solo in due occasioni, comunque con un bel 7 (cioé il punteggio quarto più alto).

Con gli anni poi l'entuasiasmo inflantile legato agli Euroviisut è svanito un po'. Già per una adolescente il concorso non rappresentava mica più l'avanguardia musicale. Ma l'aspetto internazionale, a partire dalle "cartoline" e dagli spettacoli da intervallo preparati dal paese ospite fino agli accenti dei annunciatori dei punti - non più funzionari dell'emmittente pubblico, ma piuttosto personaggi spesso legati al concorso - continua ad affascinarmi. Senza l'Euroviisut sicuramente non avrei mai sentito nemmeno parlare degli artisti più amati della, che ne so, Moldova o della Croazia. E avrei dovuto aspettare parecchi anni per sentire la musica di Fraco Battiato - per quanto ero rimasta impressa dalle scarpe d'oro dei ragazzi di Herreys, sono rimasta completamente invaghita dalle sonorità di Treni per Tozeur, tanto che ho cercato la canzone per anni dopo. Ho cominciato anche ad apprezzare il lato camp, evidente nelle diverse canzoni delle dubbie qualità musicali, e il fatto che la canzone finlandese non rispondesse più ai miei gusti personali o quelli del pubblico europeo non mi pesa più.

Quindi, per chi ha la possibilità di seguire il concorso, buon divertimento ! Per gli altri, una chicca dalla storia degli Euroviisut, la voce biancoblu Katri-Helena con Katson sineen taivaan gradita dalla giuria italiana (sarà stata per colore dei capelli della cantante o per la parola clou foneticamente molto riconocibile per gli italiani ?), ma ignorata più o meno dal resto dell'Europa.


lunedì 11 maggio 2009

Chiese di legno

Mi pare che la mezza Finlandia - e pure diversi italiani- abbia ormai detto il suo sul commento ormai famoso del Presidente del Consiglio sulle chiese di legno nostrane. Devo cedere alla tentazione pure io, visto che la famiglia di mio padre viva, da secoli, dalle parti nelle quali si trovano due chiese di legno del '700 più famosi del paese le vanha kirkko , 'le chiese vecchie', di Petäjävesi, patrimonio UNESCO, e di Keuruu. Per dire, non posso dire con l'assoluta certezza che i miei antennati ci siano stati battezzati, cresimati, sposati e sepolti, ma sospetto che almeno la chiesa di Keuruu avesse avuto un ruolo importante nella loro vita spirituale, visto che i luoghi dove vissero appartenevano nel vecchio parrocchio di Keuruu .

Quello che so, di certo, è quanto fosse stato legato alla sua terra e alle sue tradizioni mio nonno paterno. Non solo ha tramandato le storie che si raccontava nella famiglia ai figli e, in minor misura, a noi nipoti. È, in effetti, stato fra i fondatori di un associazione dedicato alla conservazione degli beni culturali della zona. Da un fabbro diventato insegnante ha collezionato soprattutto degli oggetti per l'uso comune, scelti per la forma e per la funzionalità. Ha lottato per la conservazione di alcuni mulini e un palude che, nella sua infanzia gli era importante. Soprattutto ha insegnato l'importanza della memoria - sapere chi siamo e di dove veniamo. Per lui queste chiese, dimenticate già nel '800, quando furono costruiti delle chiese più spaziose, delle materiali importate e ben più preziosi del legno di cui erano pieno le foreste, erano l'espressione più alta della cultura popolare della Keski-Suomi, un terreno di confine fra la Pohjanmaa e la Savo.

E credo proprio che mi abbia insegnato bene mio nonno, visto che non appena ho sentito il commento di Berlusconi sulla chiesa "remota" del '700 che, presumibilmente avrebbe visitato in Finlandia, ho pensato alla Vanha kirkko di Petäjävesi. Non mi è risultato difficile immaginare i sentimenti dei padroni di casa, la fonte del loro "orgoglio". Non stavano, a loro parere, dimostrando solo un'importante interpretazione dell'architettura gotica e rinascimentale di cui valore fu, del resto, notato la prima volta dal famoso storico d'arte austriaco. Stavano raccontando la loro storia, la loro eredità culturale, pure i loro ricordi personali. Per quanto fantomatici possano essere poi loro o la loro chiesa, credo che non fosse eccessivo di chiedere al sig. Berlusconi - proprio così, una persona qualsiasi, non un politico che ricopre un incarico politico, ma una persona che fa parte della società - di dimostrare a loro lo stesso rispetto che lui ha chiesto ad altrui quando parlano dei suoi fatti personali.

martedì 28 aprile 2009

Lama

Quando sentite i finlandesi usare la parola lama - ed ultimamente viene pronunciata spesso - , non stanno discutendo sulla fauna andiana o nemmeno dei massimi filosofici. Scritta e pronunciata senza il doppio vocale questa parola significa, in finlandese, la depressione economica. Una parola del quale significato concreto la maggior parte degli abitanti dei paesi sviluppati sta solo imparando di conoscere, ma il quale evoca sicuramente delle memorie ben precise e non tanto distanti nei finlandesi in età adulta.

La Finlandia ha attraversato, nei primi anni degli '90 una depressione economica devastante. La crisi ha avuto gli inizi nel settore finanziario, dove la liberazione del mercato del credito dalla parte della Banca di Finlandia avvenuto negli anni '80 ha risultato, nei primi anni del '90 ad una enorme stretta del credito . Lo Stato ha cercato di salvare la banche stanziandole prima un credito senza un tasso d'interesse per 7,1 miliardi marchi finlandesi (circa 1,2 miliardo euro), e poi sussidi per 61 miliardi marchi (circa 10 miliardi euro). Comunque, non sono stati sufficienti per salvare il gruppo delle casse di risparmio SKOP, che prima della crisi aveva avuto lo share di 30 % del mercato bancario in Finlandia. La situazione già difficile è stata aggravata ulteriormente dallo scioglimento dell'Unione Sovietica e la fine del cambio bilaterale importantissimo non solo per singole aziende, ma interi settori d'industria. I risultati sono facili da intuire. Anche le figure macroeconomici dell'epoca parlano chiaro: Nel triennio dal 1990 al 1993 il PIL è sceso del 13 per cento - con la punta di meno 6,2 per cento nel 1991 - e la disoccupazione è salita dal 3,5 per cento registrati nel 1990 al 18,9 per cento.

Nel piano individuale l'impatto con la crisi è stata traumatica per molti finlandesi, soprattutto dopo la forte crescita economica degli anni '80, durante i quali la Finlandia venne spesso definito addirittura "il Giappone d'Europa" (ironia del sorte, o forse no, visto i gravi problemi economici attraversati poi anche dai nipponici). Per la mia famiglia le cose sono andati, tutto sommato, bene. Nessuno è rimasto senza lavoro a lungo, nessuno ha dovuto cedere la casa per i debiti. Io stessa, all'epoca, ero una scolaresca, e sicuramente non capivo fino in fondo la serietà della situazione. Però in retrospettiva capisco che le difficoltà che incontravo nel trovare un più semplice lavoretto erano legati anche alla situazione generale. Capisco anche che certe scelte che ho fatto, soprattutto quello di stringere la cinghia - a volte letteralmente - piuttosto che chiedere per il prestito studentesco, visto che non era affatto detto che dopo avessi trovato un lavoro, erano dovuti alla sfiducia generale generata dalla lama.

Nel 1995 non era ancora per niente scontato che la Finlandia raggiunga - o addirrittura superi - di nuovo la prosperità degli anni '80. Sembra che nessuno sappia predire con l'essattezza quali saranno gli effetti della crisi attuale, di proporzioni globali. Ma i finlandesi sicuramente avranno un squardo realistico sulle difficoltà che possano aspettarci prima e addirrittura ancora anni dopo la ripresa.

sabato 11 aprile 2009

Hotelli Torni

Ed ecco il post leggero. Vivendo a Helsinki, ho, evidentemente, i miei locali preferiti. L'Ateljee Bar del Hotelli Torni è forse il mio preferito in assoluto. Mi piace per i drink costosi sì, ma talmente ben fatti che non sembra una fregatura pagarne sui 10 euro e per la spettacolare vista dal 13simo piano di un albergo a "torre" ad una città dove i palazzi del centro non superano, per il piano regolatorio, 4-5 piani. Ma mi piace soprattutto per la storia, veramente unica, dell'edificio e dello stesso albergo.


Il Hotelli Torni fu inaugurato nel 1931. Il piano, nello stile che combina elementi del tardojugend a quelli del funzionalismo, è dello studio Jung & Jung. All'epoca era l'edificio più alto abitabile non solo di Helsinki, ma di tutta la Finlandia. Tenne il primato fino alla costruzione della sede Neste (attualmente Fortum) negli anni '70. Prima della Seconda guerra mondiale era l'albergo indubbiamente più moderno della città. Come tale divenne subito gettonatissimo non solo dai circoli mondani, ma anche dagli intellettuali cantori del 20simo Secolo.


Se gli XII Olipiadi non fossero stati cancellati per la Seconda guerra mondiale, l'albergo avrebbe sicuramente vissuto il suo momento della gloria nell'estate del 1940. Ma inaspettatamente, era proprio durante e dopo la Seconda guerra mondiale che il Torni si trasformò da un semplice albergo ad una vera e propria scena della storia fatta. Durante il Guerra d'inverno fu uno dei sedi preferiti dei giornalisti provvenienti da tutto il Mondo per seguire gli avventimenti - anche se Indro Montanelli mi pare alloggiò nel già all'epoca storico Kämp. Durante Guerra di Continuazione era l'alloggio preferito degli alti ufficiali del Terzo Reich e degli artisti invitati a sollevare il morale negli aseveli-ilta, serate della varietà pattriotica, trasmessi radiofonicamente.


Nel 1944, dopo l'Armistizio di Mosca e cacciati via i tedeschi, arrivarono i sovietici. E questo giro non da semplici ospiti, visto che la Commisione di vigilanza degli Alleati - in pratica sovietica - scelse l'albergo per la sua sede. Sicuramente fu una scelta funzionale - l'albergo si trova a pochi passi dallo stazione ferroviario e praticamente a mezza via fra il Palazzo Presidenziale e il Parlamento. Offrì anche la possibilità di sorvegliare tutta la città dall'alto, e quindi la scelta portava una forte connotazione simbolica.


I sovietici lasciarono il Torni nel 1947, dopo che furono firmati i Trattati di Parigi, ma non prima di averne distrutto gli interni. L'albergo dovette essere completamente rinnovato per gli Olimpiadi del 1952. Grazie anche alla rinnovazione il Torni era l'albergo della scelta dei VIP fino agli anni '60, quando fu sormontato soprattutto dal Palace che oltre alla struttura moderna aveva la vista diretta al Kauppatori.

Ma i cocktail bar dello stampo americano, la cucina innovativa - per esempio, il primo ristorante cinese e pub irlandese in Finlandia furono inaugurati proprio nella struttura del Torni - e il servizio impeccabile garantirono la continua affezione della clientela helsinkese. Poche strutture alberghiere, per esempio, possono vantare di un'associazione che sorveglia che vengono seguite le tradizioni della sua ospitabilità, come Tornin ritarit, ovvero i Cavallieri del Torre. Per le giovani generazioni magari non è più un posto innovativo per cenare, visto l'ottimo lavoro dei giovani chef stellati Michelin, ma visto i nomination che raccoglie puntualmente per il miglior bar, non sarò l'unica rimasta folgorata dall'atmosfera unica.

martedì 7 aprile 2009

"Anni da grande fame"

Avevo l'intenzione di inaugurare questo blog con un messaggio primaverile, leggero e pieno di speranza. Purtroppo, sentendo le notizie e soprattutto vedendo le immagini che ci raggiungono dall'Aquila, non è possibile. Per chi, come finlandesi, abita nelle zone sismicamente stabili, è difficile immaginare com'è vivere in costante attesa di una scossa potenzialmente letale. Credo comunque che chinque, sui nostri latitudini, abbia la memoria dei disastri che hanno colpito i nostri antennati, provi immensa empatia verso chi ha visto briciolare la propria casa e, in peggior dei casi, perso i propri cari.

La storia finlandese, si sa, è piena delle devastazioni materiali di interi paesini e pure delle città negli incendi che colpirono costruzioni in legno. Fortunatamente, le disgrazie del genere solitamente ebbero un costo umano limitato. Ma non siamo estranee alle tragedie umane causate dalle forze della natura. Il suolo solido fennoscandinavo purtroppo non è particolaremente fertile. Combinato al clima tutt'altro che mite e all'isolamento ha contribuito alle carestie severe anche nel livello mondiale.

L'ultima grande carestia, suuret nälkävuodet, oppure 'anni da grande fame', colpì Finlandia fra 1866 e 1868. Il periodo può sembrare lontano, ma in realtà già uno dei miei bisnonni, nato nel 1854, era un sopravvissuto. Permesso che la società, le comunicazioni e le trasportazioni erano già sufficientemente sviluppate per evitare certe situazioni da finemondo ben documentate avverrate durante le carestie del '600, fino al 8 % della popolazione - sui 150 000 persone - morì a causa soprattutto delle malattie infettuose.


Le prime vittime del disastro furono, già nel autunno inoltrato del 1866, i lavoratori stagionali, visto che all'epoca la loro paga consisteva principalmente di una parte della raccolta. Rimanendo senza la paga furono costretti di accettare il lavoro nei cantieri allestiti per i grandi lavori dal Senato, dove le condizioni igieniche erano talmente disastrose da risultare al rapido diffussione delle epidemie. Altri, soprattutto abitanti del Nord, migrarano in Finnmark, Norvegia settentrionale, dove c'era la possibilità di guadagnare da vivere sui pescareggi. Molto rimasero, formando delle intere comunità sulle coste.

Comunque, nel corso della crisi pure gli agricoltori independenti indebitarono, essendo costretti di comprare i cereali a prezzi proibitivi, visto che le raccolte erano state magre anche altronde in Europa. Fratello maggiore di mio bisnonno perse la fattoria per i debiti accumulati nei primi anni del 1870, e si immigrò negli Stati Uniti. La storia tramandata nella famiglia non racconta la causa dell'indebi, ma è possibile che i nälkävuodet abbiano contribuito.

In ogni caso, il disastro quasi annunciato per l'arretratezza dei metodi agricoltori fece sì che finalmente si prese dei passi per prevenire situazioni simili. Le autorità e le associazioni degli agricoltori diffusero delle informazioni sui metodi agricoltori efficaci. I comuni neofondati furono obblicati di costruire e mantenere magazzini per le scorte d'emergenza. Il magazzino del mio paesino si trova ancora sulla collina vicino alla Chiesa decisamente più moderna. La prevenzione ebbe dei frutti. Già per la generazione di mio nonno pettuleipä, il pane di segale allungato con la farina ottenuta dalla scorza di pino era una curiosità fatta assaggiare dai genitori per dare ai figli un idea di quanto erano fortunati di mangiare del pane "puro" anche nei lunghi mesi primaverili ed estivi prima della nuova raccolta.